Il centro di ricerche Europeo JRC smentisce le politiche energetiche dell'UE in merito al famoso piano di riduzione gas serra entro il 2020, conosciuto in Italia come decreto 20, 20, 20.
Nel 2009, la Bioenergia costituiva più di due terzi della produzione primaria delle energie rinnovabili UE e verrà contabilizzata per più della metà delle riduzioni delle emissioni degli Stati previste per il 2020 nei loro piani di azione nazionali. Il nostro governo, nel suo piano energetico, sposta addirittura gli incentivi dal solare alle bioenergie. Nel rapporto scientifico anticipato da Euractive si legge che: “l’uso di tronchi [alberi] proveniente da foreste a fini bioenergetici causerebbe un effettivo aumento dei gas serra: emissioni paragonabili a quelle di equivalenti combustibili fossili nel breve periodo”. Questo perché la combustione di un albero per produrre bioenergia – ad esempio in forma di pellet, legno o trucioli – rilascia tutto il carbonio che l’albero ha assorbito nella sua vita ma, contemporaneamente, riduce anche il deposito vegetale in grado di assorbire nuovo carbonio nella vita futura. Di conseguenza, si crea un “debito di carbonio” con un bilancio di emissioni sfavorevole rispetto alla produzione distruttiva e una tantum di bioenergia. Le conclusioni del gruppo di scienziati sono che “con una corretta contabilità, la bioenergia da tronchi o da coltivazioni intensive non contribuirebbe a obiettivi politici di breve termine, come gli obiettivi del 2020, anche se l’uso di potature, puliture e residui (biomasse di seconda generazione) potrebbe invece dare un contributo considerevole”. Queste osservazioni sono di capitale importanza, dato che attualmente la UE valuta come neutri gli effetti delle biomasse e non evita né contabilizza così effetti indesiderati. Ad oggi non ci sono regole internazionali concordate sulla contabilità della CO2 per la gestione forestale. La bioenergia è semplicemente considerata come “carbon neutral” dallo stesso protocollo di Kyoto. Nella Commissione europea cresce la convinzione che, come minimo, dovranno essere emanate indicazioni per permettere l’uso della biomassa solo a saldo di emissioni positive (calcolando quindi il ciclo vegetale, il ciclo del trasporto, la distruzione del territorio, oltre a tener conto della sottrazione di terreno alla salubrità o all’alimentazione). Fonti: Mario Agostinelli.
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